Sabato 26 maggio ho partecipato all’evento Italia Startup Open Day e non posso che confermare il successo dell’evento: sono tornato molto “carico” e speranzoso. L’aria che si poteva respirare era sicuramente delle migliori: non solo per il fatto di essere in mezzo allo splendore della campagna veneta, ma anche per l’ambiente di H-farm stesso e le persone che mi circondavano. Inoltre, trovare un ministro che, rompendo completamente con la tradizione dei suoi predecessori, si presenta in “maniche di camicia” il sabato mattina, armato di block-notes e penna per gli appunti, e che umilmente ascolta le proposte e chiede chiarimenti non è sicuramente una cosa a cui siamo abituati. Mi auguro sia solo l’inizio di molti incontri su questo standard.
La discussione è stata molto costruttiva e improntata alla praticità. Complice una moderazione molto precisa si è riusciti a limitare molti degli interventi alle questioni fondamentali, cercando di andare più possibile al punto delle questioni. Molti degli interventi sicuramente hanno avuto come tema problemi già noti a chi vive d’impresa: burocrazia asfissiante, imposizione fiscale eccessiva, regolamenti sul lavoro che non aiutano affatto il mondo startup, mancanza di strumenti societari (stock options, Spa semplificate, ecc.) che possano incentivare gli startupper ad impiantare il loro business in Italia.
Si è parlato di prendere come esempio i piani del governo israeliano e cileno, per quanto riguarda l’incentivazione e lo sviluppo delle startup, di open data, di revisione della legge fallimentare, di proporre TED talks per alfabetizzare la popolazione alle tecnologie, di creare zone a burocrazia zero per verificarne gli effetti. Sicuramente molta “carne al fuoco”.
Nonostante i vari problemi, i presenti si sono dimostrati molto propositivi limitando le lamentele: è stato a mio avviso molto positivo che le proposte non fossero tese alla richiesta di contributi di vario genere, ma piuttosto al cambiamento di strumenti che non funzionano. Che sia un segnale del rinnovamento della cultura d’impresa?
Di sicuro le startup e gli investitori nostrani non mancano e sono decisi a fare tanto bene quanto i colleghi tedeschi, inglesi o statunitensi. Un altro ottimo segnale.
Nonostante si fosse parlato anche d’istruzione la realtà universitaria era praticamente assente, segno che le parole del ministro non sono che veritiere: “C’è chi il lavoro lo cerca, c’è chi lo aspetta e c’è chi se lo crea. Dobbiamo introdurre a tutti i livelli scolastici la conoscenza anche di quest’opportunità”. “Educare quindi i più giovani allo stimolo della conoscenza, insegnando loro a fare impresa”. Sicuramente parole di un certo peso e che non posso che augurarmi di vedere messe in pratica il prima possibile.
Riassumendo: una giornata sicuramente molto positiva, che pone le basi per un rinnovamento del sistema, posto che ci sia poi la volontà politica di discutere in parlamento di questi temi. La realtà startup italiana non è che all’inizio, ma gli esempi sono già promettenti, primo su tutti H-Farm, che si è meritata (a buon titolo) i complimenti degli ospiti internazionali presenti.
Chiudo riprendendo una frase che probabilmente non ha bisogno di troppe spiegazioni: se si fa nel resto del mondo perché non si può fare anche in Italia? Pretendiamo che sia così, aggiungerei io.
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