Nessuno sa definire precisamente il fuoco, però tutti sanno cosa sia. Probabilmente allo stesso modo si può parlare del software Open Source: se ne è sentito parlare, sappiamo che è un po’ dappertutto, probabilmente il nostro telefono di ultima generazione lo utilizza (per chi possiede Android). Nessuno però sa darcene una definizione intellegibile e precisa… solo si può convenire che il codice sorgente è liberamente disponibile e di conseguenza è possibile modificarlo e personalizzarlo agli scopi che meglio si ritengono opportuni: per questo la parola “Open” (aperto).
La maggior parte dell’infrastruttura di Internet stessa si basa su questo tipo di programmi, i siti per i quali navighi hanno un’alta probabilità di essere gestiti da servizi Open Source (questo stesso blog, per esempio!) e la tua televisione di casa potrebbe tranquillamente usare Linux, il sistema operativo open più famoso, per gestire tutta la parte multimediale. La lista a questo punto sarebbe infinita: a questo scopo basta solo essere coscienti che ormai molta della nostra vita tecnologica si basa sull’open source.
Quindi ci troviamo di fronte ad un modello per cui (generalmente) il software è molto economico, se non del tutto gratuito, non proprietario, non protetto e di solito non supportato da una singola entità.
Per la maggior parte il codice é scritto da volontari i quali, alla ricerca di una soluzione per un determinato problema, decidono di crearsi un apposito software per risolverlo e, chiedendo l’aiuto di altri sviluppatori volontari, cercano di arrivare a questo traguardo. Più il problema è comune, più è probabile che si uniscano al progetto decine di sviluppatori. Una collaborazione di massa quindi.
Non è raro poi incontrare anche imprese informatiche che abbraccino questo modello di sviluppo: chi nel ramo dello sviluppo dei programmi, chi nei servizi, chi entrambi.
Non abbiamo detto forse prima che ormai molta della tua vita digitale gira intorno al software Open Source? Se è così è perché davvero c’è un prodotto di qualità e più di qualcuno ha voluto investirci sopra. Molto semplice. Si parla di giganti del calibro di IBM, Google e Intel.
Per un semplice motivo di costi: sviluppare una soluzione completamente proprietaria comporta enormi spese, molti rischi e molto tempo. Sfruttando invece il fattore collaborativo preferiscono piuttosto supportare ed investire sulle comunità di sviluppatori indipendenti, assicurandosi un prodotto sempre fresco di nuove idee, con la potenzialità di essere il miglior software possibile e il vantaggio di potersi focalizzare sui loro business principali.
La risposta in questo caso è molto semplice: risparmiare e allo stesso momento usare prodotti di alta qualità.
Ulteriore vantaggio è la maggior concorrenza per quanto riguarda i servizi di assistenza e configurazione, se si tratta di un prodotto diffuso su larga scala. Oppure, è possibile assumere qualcuno che, in casa, ci personalizzi la soluzione software adeguandola alle nostre esatte necessità. Per chi è tecnico è molto facile trovare supporto ovunque girando per i gruppi di discussione on-line.
Certamente non si può generalizzare, non tutto è oro quel che luccica e anche in questo caso bisogna sempre valutare con attenzione. Come per il mondo del software proprietario, esistono software ottimi come software pessimi… e il mondo Open Source non è un eccezione.
Però è possibile sempre toccare con mano prima di esser blindati con contratti pluriennali decisamente costosi. E, soprattutto, hai la possibilità di scegliere!
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