E’ arrivato il momento in cui (forse) I rapporti tra banche e PMI arriveranno ad incrinarsi.
Dal 1° Gennaio 2012 infatti le imprese subiranno un declassamento da parte delle banche dopo 90 giorni di sconfinamento nel pagamento dei loro debiti. In sostanza il termine di “tolleranza bancaria” passerà dagli attuali 180 giorni a 90 giorni passati i quali l’impresa verrà considerata un “cattivo pagatore” e verranno sbarrate le possibilità di altri crediti grazie alla circolarità immediata (tra banche) dell’informazione.
Questo norma è derivante dall’accordo internazionale di Basilea II (accordo internazionale sui requisiti patrimoniali delle banche nda), entrato in vigore nel 2007.
Tale normativa deriva più precisamente dalla Direttiva UE che ha recepito Basilea II la quale aveva lasciato 5 anni di “respiro” all’Italia prima dell’applicazione della riduzione da 180 a 90 giorni per il pagamento delle obbligazioni da parte delle PMI.
E’ stato stimato che attualmente le banche (con i past-due scaduti a 180 giorni) vantino crediti per 10,2 miliardi di Euro e che in proiezione con l’applicazione della nuova regola a 90 giorni I crediti vantati aumenterebbero di circa un 100% arrivando a circa 20 Miliardi di Euro.
Certo già da tempo gli istituti di credito sono divenuti sempre più fiscali a richiedere la regolarizzazione del crediti al minimo ritardo. Certo anche però che dal 1° Gennaio 2012 la relazione PMI/banche diventerà ancora più complessa e quasi sicuramente vi sarà anche un aumento dei costi applicati al credito scaduto.
Gli effetti della crisi del credito? Sembrano imminenti.
Si sta comunque provando a lavorare tra le organizzazioni rappresentative delle banche e imprese ad una sorta di protocollo d’intesa che cerchi di attenuare il più possibile gli effetti di un tale cambiamento di rotta. Tale protocollo dovrà comunque muoversi all’interno dei margini molto stretti concessi e potrebbe portare nel migliore dei casi alla possibilità per le banche di ristrutturare i crediti più “delicati”.
Per una più completa definizione di cosa si intenda per past due a 90 giorni basta controllare il punto 1, sezione VI (esposizioni con ponderazioni particolari) della cricolare della Banca d’Italia n. 263 che potete scaricare da qui.
Per “esposizioni scadute” si intendono:
1) le sofferenze, le partite incagliate e le esposizioni ristrutturate;
2) le esposizioni, vantate nei confronti di soggetti residenti o aventi sede in Italia e verso enti senza scopo di lucro ed enti del settore pubblico), verso imprese e altri soggetti e esposizioni al dettaglio, scadute e/o sconfinanti da oltre 90 giorni;
3) le esposizioni, diverse da quelle per le quali è ammessa la deroga dei 90 giorni, scadute/o sconfinanti da oltre 90 giorni.
Con riferimento alle esposizioni di cui ai punti 2) e 3) le banche possono adottare in alternativa all’approccio per controparte un approccio per transazione ad eccezione delle esposizioni classificate nei portafogli “amministrazioni centrali e banche centrali”, “enti territoriali” ed “enti del settore pubblico”. L’approccio per transazione va sempre applicato al portafoglio “esposizioni garantite da immobili”. La scelta tra approccio per transazione e approccio per controparte va operata a livello di singolo portafoglio e non di singole controparti.
Questa nuova definizione di insolvenza quindi che considera rilevanti I debiti scaduti (esposizioni scadute in linguaggio bancario) da oltre 90 giorni andrà sicuramente ad incidere pesantemente proprio su tutte quelle PMI per le quali si invoca a tutto spiano la necessità di un rinnovamento, di crescita e sviluppo.
Sembra invece che il panorama che si sta prospettando sia un panorama fatto solo di big players: grandi banche e grandi aziende, peccato però che l’Italia sia un Paese che deve la sua ossatura produttiva alle PMI. Soluzioni possibili?